In un mondo che ci è ostile,
rovinato dalla droga,
c’è una stella che riluce,
c’è qualcosa in cui sperare:
è un sentimento antico,
puro, semplice ed ambiguo,
che principio e ispirazione
trae dall’Uomo del Giappone,
trae dall’Uomo del Giappone.
Ciao, sono Pasto e reco il basto
del sapere mio che è vasto.
Io abito fra Loreto e Turro
e quando son contento sburro.
Abitavo un tempo a Busto
Arsizio;
Elio mi sorprese in mezzo a un pasto,
che per il mio nome fu nefasto.
Sì, per il mio nome fu nefasto.
Evviva quel pasto che al nome fu nefasto.
Di lodare non mi stanco
Il giorno che ti ho conosciuto.
Suonavo esclusivamente il liuto
Ed ero appeso ad un paranco.
In me vive l’emozione
di quell’incontro fortunato;
credevo di non goder letizia
e invece ho trovato l’amicizia.
Sì, ho trovato l’amicizia.
Evviva. Paranco. Trovato l’amicizia.
Letizia. Lodare non mi stanco.
Trovati interessi comuni. Alé.
Ciao sono Tanica il tastiere,
del maestro degna spalla;
io corro con le gambe in spalla,
e mi fa male un po’ la spalla.
Fra i salumi amo la spalla,
degli amici salgo in spalla:
la vita è una lotta spalla a spalla
ma ho trovato in te il Giappone.
Sì, ho trovato in te il Giappone.
Evviva la spalla: lui mette gambe in spalla,
salumi ama la spalla, maestro indegna spalla,
trovata l’amicizia in Elio. Figata!
Siamo una banda di bastardi
al soldo dell’uomo del Giappone.
Stasera ad esempio noi incassiamo
e voi ve la pigliate dentro al culo.
Alfieri del bel canto;
alfieri dell’uomo del Giappone.
Afieri, semplicemente alfieri,
così oggi come ieri.
Sì, così oggi come ieri.