Dicono che quei cieli siano adatti ai cavalline che le strade siano polvere di palcosceniconnDicono che nelle case donne pallide sopra la vecchia singerncuciano gli spolverini di percalle,nabiti che contro il vento stiano tesine tutto il resto siano balle,nvecchio lavoro da cinesi... eh... eh...nnDicono che quella vecchia canzoncina dell'Ottocentonfa sorridere in un dolce sogno certe bambolentutte trafitte da una freccia indiana,nricordi del secolo prima,nroba di un'epoca lontananepoca intravista nel bagliore bianconche spara il lampo di magnesionsul rosso folle del manganesio... eh... eh...nnIndaco era il silenzio e il Grande Spiritonche rallentava la brina, scacciava i corvi dalla collina...ncome una vecchia cuoca in una cucinansgrida i fantasmi dei buongustainin una lenta cantilena...nnLasciamo stare, lasciamo perdere, lasciamo andarennon lo sappiamo dov'eravamonin quel mattino da vedere... eh... eh...nnDov'eravamo mai in quel mattinonquando correva il Novecentonle grandi gare di mocassino...nlassù, sul palcoscenico pleistocenico,nsull'altopiano preistoriconprima vulcanico e poi galvanico...ndicono che sia tutta una vaniglia,nuna grande battaglia,nuna forte meraviglia... eh... eh...nnGalvanizzato il vento spalancavantutti i garages e liberavangrossi motori entusiasmati...nla paglia volteggiava nell'aria giallanpiù su del regno delle aquilendove l'aereo scintilla...nl'aereo scintillava come gli occhi dei ragazzinche, randagi, lo guardavano tra i rami dei ciliegi... eh... eh....